S.O.S IMMIGRATI: 40 anni di PAROLE, STATISTICHE, FONDI dell’Unione Europea investiti ma nessuna soluzione attuata

Dati aggiornati a Luglio dicono che gli sbarchi del solo anno corrente sono già a quota 85.000. La storia, le giustificazioni della politica italiana, i chiarimenti del Prefetto Morcone e l’opinione dei giovani.

di Manuele Fiori

Non sono solito scendere a patti preliminari con il lettore ma, data la mia età e inesperienza riguardo tematiche del genere, cerco sempre di gestire con responsabilità certosina argomenti sensibili e di riguardo nei confronti del rispetto di vite umane, non dimentico mai il motto socratico “so di non sapere” e faccio dell’umiltà un valore supremo.
Ciò premesso, alcune realtà diventano “dati di fatto” e non si possono non evidenziarne gli errori, commessi per convenienza ed interessi economici da chi ci governa, soprattutto quando, a rimetterci, sono proprio le vite umane sopra citate e il rispetto di altre: non esistono umanità di “Serie A” e altre di “Serie B”.

L’ATTUALITA’ IN ITALIA – I telegiornali e i quotidiani italiani, da anni, si riempiono le scalette e le loro pagine d’informazione riguardo l’immigrazione, gli immigrati, tutti relegati a poveri Cristi, condannati “dall’italiota cattivo” che non li vuole nella propria penisola perché, con discorsi da bar, gli vengono a rubare il lavoro (contribuendo alla crisi della domanda dello stesso) e a delinquere. Nella grande arena mediatica, l’altra metà, ne difende le sorti ma, nessuno, prende mai veramente l’argomento di gusto e prova a far luce per capire cosa stia accadendo e cercare di risolvere almeno parte del disagio.
La colpa dei troppi sbarchi di immigrati viene spesso attribuita alle decisioni dell’Unione Europea ma credo che sia risaputo come, dagli accordi di Shengen in giù, il problema non siano gli altri ma dell’Italia e basta.

UN PO’ DI STORIA – Il nostro Paese ha un problema quarantennale, da quando nel 1974 si è trasformato da Paese di emigrazione a Paese di immigrazione. Bisogna stanziare soldi (ma ne abbiamo anche già stanziati tanti che, evidentemente, non sono stati spesi bene), come già hanno fatto gli altri Paesi europei; ci dobbiamo attrezzare per avere 200mila posti per l’accoglienza e non 13mila, ad esempio. Dobbiamo affrontare il problema in modo più completo e pensare all’accoglienza, come prevedono le regole europee.

COME AFFRONTARE IL PROBLEMA – Facciamo un esempio: per l’anno scolastico ci sono 2 milioni di studenti, ma io preparo solo 500mila posti nelle aule. Se ogni anno il numero degli studenti è quattro volte superiore alle mie aspettative, il problema non sono gli studenti né l’Unione europea, il problema sono io che sbaglio le previsioni e non voglio adeguarmi alla realtà sociale, ma pretendo che la realtà sociale si adegui alle mie ottusità o inefficienze. E’ una questione politica: nel momento in cui si decide quanto stanziare per l’immigrazione si prende una decisione tale. Gli altri Paesi si preoccupano delle loro frontiere. Davanti a picchi anche di 450mila richiedenti asilo, la Germania si è attrezzata. Stessa cosa ha fatto la Francia. Cioè hanno previsto nei loro bilanci cifre maggiori per l’accoglienza dei richiedenti asilo. Noi invece abbiamo 8mila chilometri di coste sul mare più navigabile che esiste e non ci siamo preparati, bensì andiamo in giro a dire che la colpa è degli altri. Cambiano i ministri, passano gli anni e l’Italia dice sempre di essere in crisi con l’immigrazione. Si dice bene quando si allude alla terza guerra mondiale, ma non basta urlare “Ho sete” nel deserto per ricevere acqua.

ALFANO E IL DUBLINO III – Molti di quelli che arrivano via mare, poi, sono persone che fuggono da guerre e persecuzioni e che chiedono asilo. Alfano ha suggerito di cambiare la Convenzione di Dublino per permettere ai migranti di passare dall’Italia senza doversi per forza fermare qui. È possibile una cosa del genere? Per modificare il regolamento Dublino III sui criteri di determinazione dello Stato competente a esaminare le domande di asilo, manca del tutto la volontà degli altri Stati membri e, del resto, l’Italia stessa l’ha approvato soltanto poco più di un anno fa (agosto 2014, ndr); se ne può parlare, ma occorre immedesimarsi in ognuno degli Stati membri e perciò un’eventuale modifica è senz’altro molto futura e molto incerta. Occorre invece applicare subito anzitutto la Costituzione italiana che all’articolo 10 stabilisce il diritto d’asilo in Italia allo straniero al quale nel suo Paese non è garantito l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione stessa. Questo è stato scritto dai costituenti, molti dei quali a loro volta erano stati migranti e, molti, asilanti durante il fascismo o durante la guerra. Questa norma fondamentale è in vigore dal 1° gennaio 1948, ma ogni volta sembra che ce lo dimentichiamo. Perciò prima di parlare delle responsabilità degli altri, l’Italia ha l’obbligo costituzionale di dare asilo. Da uno o due anni finalmente anche i poteri pubblici hanno la consapevolezza che gran parte delle persone che arriva via mare è costituita da richiedenti asilo. Si parla del 70% sul totale dei flussi migratori. Prima si veniva a dire che erano tutti clandestini, ma anche allora moltissimi avevano diritto a ottenere il diritto di asilo.
Ora abbiamo il Trattato di Lisbona che prevede molte politiche uniche europee in materia d’asilo e siamo arrivati al regolamento Dublino III, che stabilisce il principio generale per cui spetta allo Stato dell’Ue di primo ingresso la responsabilità di esaminare la domanda di asilo e dell’accoglienza del richiedente asilo e si stabiliscono altri criteri per determinare lo Stato competente.

I CHIARIMENTI SUI 30 EURO AL GIORNO DEL PREFETTO MORCONE – A febbraio 2015 il prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del ministero dell’Interno ha affermato: “Sui 30 euro (che è lo stanziamento giornaliero previsto per ogni profugo ndr) è stata fatta una mistificazione vergognosa. La verità è che ricevono 2,50 euro al giorno. Il resto va alle strutture che forniscono i servizi.”
in prima cosa non si tratta di una “legge” sul territorio, ma stiamo parlando di bandi d’appalto che i comuni fanno dietro indicazione ministeriale sul territorio, i bandi sono al ribasso, e i 30 euro sono la cifra massima erogata pro capite. Ovvero, delle strutture concorrono per offrire ospitalità a questi immigrati (in strutture che devono rispettare determinati requisiti), in cambio dallo stato queste strutture ricevono 30 euro a profugo che viene ospitato, 30 euro con cui devono farci stare dentro l’affitto del locale, le spese di gestione dello stesso, la pulizia, il vitto e 2,50 al giorno da dare al facente richiesta. Oltre al fatto che queste cifre che vengono erogate dallo stato vengono sempre da fondi in compartecipazione con gli altri paesi membri dell’Unione Europea, fondi che sono già stati stanziati per quelle finalità e non possono andare ad aiutare eventuali famiglie d’italiani in crisi.

L’OPINIONE DEL FUTURO: I GIOVANI – I giovani italiani, ascoltato il target che va dai 18 ai 30 anni, ammesso che siano interessati a tematiche del genere visto il loro già compromesso futuro nel mondo del lavoro, le condizioni precarie cui versano le loro sicurezze, i continui tentativi di depauperamento della loro dignità da parte dei governanti, si sentono presi in giro dalle istituzioni: “Aiutateli, soccorreteli, curateli ma non fateli sbarcare” è il parere dei più “buoni”. Ma è un appello che cade immancabilmente nel vuoto, fino alla prossima strage nei tg, al prossimo dibattito su Mare Nostrum, immigrazione, clandestini, centri di permanenza temporanea (CPT) affollati, presupposti per la creazione di nuove associazioni di categoria (per studi giuridici, sociali, sociologici e antropologici sull’immigrazione stessa), e leggi pronte per essere rigirate sul vassoio di Bruxelles.

QUANTI SONO GLI IMMIGRATI IN ITALIA E IN EUROPA? ULTIMI DATI
A fine agosto 2015 Eurostat ha pubblicato i dati relativi alla popolazione straniera residente nei vari paesi europei aggiornati al 1 gennaio 2014. Rispetto a quanto pubblicato sotto (relativo all’anno 2013), queste le principali indicazioni:
Gli stranieri residenti in Italia sono aumentati di circa 530 mila unità, passando a 4.922.085 (dal 7,4% all’8,1% della popolazione totale).
Di questi circa 3.500.000 sono extra-comunitari, mentre sono circa 1.400.000 i cittadini comunitari residenti in Italia.
La comunità straniera più presente in Italia è quella della Romania, con circa 1 milione di residenti, seguita da Albania (circa 500 mila) e Marocco (circa 450 mila).
Ci sono paesi europei in cui la presenza di cittadini stranieri residenti è diminuita: Germania (-10%), Spagna (-8%), Portogallo (-4%).
Nella classifica dell’incidenza della popolazione straniera su quella totale l’Italia avanza di due posizioni, scavalcando Inghilterra e Grecia rispetto al 2013.
Contrariamente all’immagine maschilizzata che viene data dell’immigrato e dello straniero, le donne costituiscono il 53% degli stranieri residenti in Italia.

SUDDIVISIONE SUL TERRITORIO ITALIANO – Le cinque regioni con la maggiore incidenza della popolazione straniera residente sono: Emilia-Romagna (11,1%), Lombardia e Umbria (10,5%), Veneto (10%), Toscana (9,5%). La provincia italiana con la più alta incidenza di stranieri è Prato (14,7%), mentre in termini assoluti i numeri più alti si riscontrano a Roma, seguita da Milano e Torino.
Il principale risultato di questo volo d’angelo per capire quanti sono gli immigrati in Italia e in Europa è che la presenza straniera in Italia è superiore alla media europea, ma inferiore a qualsiasi altro Paese con cui di solito ci si paragona.

CONCLUSIONI – Ad ogni modo il fenomeno dell’immigrazione non si presenterà mai con dati certi. Troppi e incontrollabili sono i flussi per farcene un quadro definito a un dato momento nel tempo. È dunque praticamente impossibile stabilire quanti sono gli immigrati in Italia e in Europa con certezza.
Il dato sulla popolazione straniera residente ci dà tuttavia un’immagine credibile e relativamente stabile. C’è poi chiaramente tutto un mondo sommerso che non rientra in queste statistiche, ma ci sono anche molte persone che vengono contate ma non ci sono più. Pensiamo a chi si è trasferito all’estero ma non ha tolto la sua residenza italiana.
L’Italia e l’Europa sono dunque ben lontane da uno scenario di invasione. Certo i mutamenti nella composizione sociale ed etnica ci sono, e sono davvero veloci. In venti anni la presenza di persone straniere sul suolo europeo è aumentata di cinque o dieci volte. Si tratta di un dato che inevitabilmente ha delle conseguenze, ma che sarà bene cominciare a valutare nella sua portata reale.