DONNE E CALCIO: ELISABETTA TONA dopo gli USA e i trofei Italiani sogna anche la Champions League

Accompagnò un’amica ad un provino col Fiammamonza e ora è un difensore della Fiorentina che ha da poco salutato la nazionale

di Manuele Fiori

Classe 1984, è nata a Lecco in una famiglia di sportivi e docenti ISEF e ha preferito il calcio alle bambole. Nel giardino di casa come all’oratorio preferiva giocare col pallone, passione che ha vinto anche sul nuoto, la pallavolo e l’atletica.
Il papà era il suo insegnante di ginnastica quando, nel 1997, ai Giochi della Gioventù delle scuole medie, Elisabetta vince il torneo di “calcio a 5”. Così a tredici anni entra nelle giovanili del Fiammamonza insieme ad una sua amica e, dal 1999 al 2003, milita in prima squadra collezionando 52 presenze e 4 gol; non male per un difensore. Questa qualità, oltre alle ottime prestazioni nei tre anni con la nazionale under 19, sicuramente è una di quelle che convince il C.T. a chiamarla in nazionale maggiore dove colleziona 11 delle 97 presenze azzurre totali.
Ha esordito con la nazionale italiana nel giugno del 2002 contro la Serbia-Montenegro. Ha preso parte agli Europei 2005 ed è annoverata tra le maggiori artefici della qualificazione per gli Europei 2009 con la tripletta messa a segno contro l’Ungheria il 2 ottobre 2008.
Dal Fiammamonza passa alla Torres Terra Sarda, squadra dove si consacra definitivamente come uno dei migliori difensori italiani e che le dà la possibilità di giocare per un breve periodo (da giugno 2007 ad agosto 2007) nella compagine statunitense dell’Indiana Football Club. Nel 2010 ha vinto il suo primo scudetto con la Torres con al braccio la fascia di capitano, col numero 5 sulle spalle e, soprattutto, con il record di reti segnate per una giocatrice nel suo ruolo (12 gol in 22 partite giocate.
Vanta un ricco Palmares con 14 trofei in 17 anni: 4 scudetti, 4 Coppe Italia e 6 Supercoppe italiane; tutte per la bacheca della Torres.
Nel 2015 è passata alla corte dei Della Valle che a Firenze hanno creato il primo Club di calcio femminile “appendice” della prima squadra maschile e il sogno nel cassetto è la Champions League con la Fiorentina.

Cosa ti senti di dire riguardo le lotte che sta facendo la tua compagna di squadra, e capitano della nazionale Patrizia Panico, a difesa delle calciatrici italiane?
Nelle sue interviste dice che siete etichettate come ragazze difficili, che fate questa scelta perché lesbiche o disadattate, spero non sia così vero.
Posso solo dire che fa bene e che ha ragione, in qualunque caso una giocatrice non ha ancora gli stessi diritti del calciatore e questa è solo una stupida barriera culturale. È una cultura retrograda perché in America le femmine giocano a calcio e i maschi a rugby ma non ci sono accostamenti all’orientamento sessuale o alla condizione sociale come può accadere qui… anche se devo ammettere che qui a Firenze questa cultura è decaduta, finalmente. Credo, e spero, sia rimasta solo in qualche realtà minore.

Cosa ti senti di consigliare alle ragazze che vogliono iniziare la tua carriera?
Se amano il calcio devono ascoltare il cuore… anche se la Federazione fa passi da formica.

Cosa ti auguri per il futuro?
La Champions, il rinnovo con la Fiorentina (che da giugno potrà essere pluriennale e non più di stagione in stagione grazie ad un provvedimento della Federazione), e vedere la parità dei diritti uomo-donna (le donne sono tutte dilettanti e non professioniste anche nelle massime serie).

Credi che la tua figura desti curiosità? Cosa dicono i tuoi amici del fatto che giochi a calcio?? E i rapporti col mister???
Se c’è ancora curiosità in una ragazza che gioca al gioco del calcio è sicuramente legato ad un concetto di ignoranza, nel senso di ignorare tale cultura sportiva; talvolta mi è capitato di sentirmi dire: “ma giochi con altre ragazze?” rispondo ridendo se hanno mai visto il calcio misto. I miei amici sono i miei primi tifosi insieme alla mia famiglia e, ormai, sono abituati; sono anche orgogliosi di me. Quanto al rapporto con il mister… c’è professionalità e non ci sono mai battute o doppi sensi. Nel corso della mia carriera ho avuto anche due allenatori donna… Nessun problema.

Tanti sacrifici…
Tantissimi. Una vita lontana dalla famiglia fatta di viaggi, ritiri, campi di calcio, allenamenti, infortuni… e tante ragazze studiano o lavorano prima di venire agli allenamenti: se la passione non è fortissima certi sacrifici non li fai. Questo sport noi non possiamo neanche dire di farlo per soldi che, di certo, non sono minimamente paragonabili a quelli dei “colleghi” maschi.